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Caprarizzo

Caprarizzo

Caprarizzo costituisce un rarissimo esempio di casale medievale, un villaggio aperto, privo di mura difensive, giunto sino ai giorni nostri nella strutturazione bassomedievale.

Poco lontano dalla curtis di Santa Maria, sul versante sud orientale del colle Pampogni si possono ancora osservare i ruderi di una decina di abitazioni che costituiscono ciò che sopravvive dal villaggio medievale di Caprarizzo (casale Pamponii nei documenti della fine del XII secolo).

Caprarizzo costituisce un rarissimo esempio di casale medievale, un villaggio aperto, privo di mura difensive, giunto sino ai giorni nostri nella strutturazione bassomedievale.

Gli edifici furono tutti realizzati tra XII e XIII secolo. Tra i ruderi spicca una torre databile al XIII secolo che si sviluppava almeno su quattro piani sulla parte più bassa del villaggio. La torre doveva costituire un complesso funzionalmente coerente con un’abitazione affiancata, anch’essa fornita, almeno in parte, di elementi difensivi, forse la dimnora dei soldati addetti alla torre e delle loro famiglie.

Proseguendo la risalita lungo la costa della collina si giunge ad un ampio terrazzamento delimitato a meridione da un edificio di cui rimangono strutture completamente interrate, di difficile lettura. Sull’estremo opposto della terrazza artificiale, quasi una ‘piazza’,  si scorge un altro edificio in elevato. Si tratta di un’abitazione disposta su due piani di pianta quasi quadrata con un’area di ca 30 mq per piano anch’essa databile al XIII secolo.

L’abitazione si poggia sul lato lungo su un grosso muro di contenimento che definiva un altro ampio terrazzamento, sul quale sorge il complesso maggiore dell’insediamento, un vero e proprio palazzo, dimora di un personaggio prestigioso.

Si tratta di due edifici collegati da un ‘passetto’ poggiante su due archi a sesto acuto  la cui parte inferiore fungeva da passaggio tra un grosso cortile delimitato da un muro e l’esterno, forse una strada del villaggio. I due edifici furono edificati nel XIII secolo. Il primo edificio, a pianta rettangolare con una torre affiancata sul lato sud, articolato su due piani, senza partizioni sul piano terraneo, presenta le forme e la qualificazione di un palazzo signorile.

All’estremità meridionale dell’edificio si eleva la torre articolata su tre livelli. La torre non sembra mostrare i segni di una funzionalità difensiva: sono infatti del tutto assenti saettiere e caditoie. Al contrario l’accesso avveniva attraverso un’ampia porta  a sesto acuto e al secondo piano, al di sopra della porta, vi era un balcone in legno. La torre costituisce un elemento simbolico, qualificante forse il rango del personaggio che risiedeva nel palazzo.

Sempre lungo il lato meridionale della costruzione al secondo piano vi era una bifora. Si tratta della residenza di un personaggio di rilievo, preposto forse non esclusivamente al controllo delle produzioni e alla riscossione dei tributi; la stessa grande sala del palazzo sembra funzionale ad un ufficio pubblico ricoperto da chi risiedeva nel palazzo.

Nell’ampio cortile antistante probabilmente convenivano i contadini che dovevano pagare il tributo da riversare direttamente nel deposito all’ombra dell’alta torre che simboleggiava il suo potere, mentre forse i  carri provenienti dai possedimenti scaricavano i prodotti della terra nei depositi immediatamente a N del palazzetto, depositi che forse  avevano anche una funzione di  trasformazione dei prodotti della terra.

In definitiva Caprarizzo si configurava come un nucleo abitativo, un villaggio aperto disposto a grappolo lungo la costa meridionale del colle con una serie di edifici identificabili come depositi, protetto in basso da una torre e, in alto la residenza ‘signorile’ con il deposito dei prodotti e gli opifici, una strutturazione tripartita, in qualche modo ‘classica’, che richiama la strutturazione degli insediamenti castrensi, con la differenza che qui la residenza palaziale non si rinviene alla sommità del colle, quest’ultima lasciata apparentemente del tutto priva di costruzioni. L’abbandono nel XVI secolo dell’insediamento segnò la fine della vicenda di Santa Maria a Corte, ormai troppo distante dai casali, come recita un documento dell’epoca.

Gli abitanti di Caprarizzo si erano spostati sulla vicina e più comoda collina di Monticelli e qui avevano fondato un nuovo villaggio senza tuttavia dimenticare le loro radici e la chiesa che per tanti secoli aveva scandito i momenti di gioia e di dolore dei loro antenati: la riproposizione della intitolazione “ Santa Maria a Corte”  della chiesa parrocchiale nel nuovo borgo è la prova più evidente di questo forte legame.